La censura delle parole
Hai mai pensato a quanto può essere potente una parola? Quando leggi un libro e ti sembra di viverci dentro e si amplificano le immagini nella tua testa, quando una lettera può farti piangere. Io penso spesso alle parole, al potere silenzioso che hanno di cambiare qualcosa in noi, al modo discreto di comunicare senza dover dire niente. Per questo, quando mi è stato chiesto di condividere qualcosa che per me è rilevante, che fosse collegato alla mia cultura e al mio paese, ho pensato subito alle parole e ai libri, ovviamente.
Ho condiviso questo argomento al museo Ivam di Valencia
Da febbraio a giugno ho partecipato a Valencia alla Escuela de Saberes Diversos (Scuola di Saperi Diversi), ovvero un corso di formazione rivolto a persone interessate ai processi migratori e a sperimentare nuovi modi di fare mediazione all’interno di un museo. La Scuola fa parte del progetto Poliglotía coordinato dallo scrittore Paco Inclán. Gli incontri si sono tenuti al museo di arte moderna IVAM (Institut Valencià d’Art Modern). Abbiamo partecipato in circa 25 persone provenienti da paesi diversi. Se vuoi sapere di più sul progetto e sulle mediazioni che abbiamo realizzato, te lo racconto qui. Adesso mi soffermerò su un aspetto specifico di questa esperienza.
I primi incontri sono serviti a conoscerci, a sperimentare linguaggi differenti. Ognuno di noi ha dunque condiviso con gli altri qualcosa che riteneva significativo. Qualcuno ha portato un’immagine, una canzone, ha raccontato di personalità particolari. C’è stato chi ha parlato della propria lingua di origine, chi ha condiviso una passione, chi ha portato i tortellini alla bolognese in fonduta di parmigiano, fatti a mano da un bolognese a Valencia! Grazie a tutto il materiale raccolto è stata creata una “diversografia” che puoi consultare qui. È stato allora che ho voluto condividere l’importanza che per me hanno le parole.
La parola contraria di Erri De Luca
Uno scrittore ha in sorte una piccola voce pubblica. Suo ambito è la parola, allora gli spetta il compito di proteggere il diritto di tutti a esprimere la propria. Tra tutti comprendo in prima fila i muti, i detenuti, i diffamati dai media, gli analfabeti e chi, da nuovo residente, conosce poco la lingua. “Apri la tua bocca per il muto” (Proverbio/Moshlé 31,8). Oltre a quella di comunicare, questa è la ragione sociale di uno scrittore: portavoce di chi è senza ascolto.
Negli anni ’90, in Italia, una società ha iniziato la costruzione della linea TGV Torino-Lione, una ferrovia per collegare l’Italia alla Francia, che non è ancora terminata. Questo progetto di costruzione è stato criticato per due motivi: danni all’ambiente e spreco di denaro pubblico. Lo scrittore Erri De Luca si è espresso contro e, essendo uno scrittore molto popolare, nel 2013 è stato denunciato dall’impresa costruttrice per sabotaggio a causa delle sue parole sui giornali, come per esempio: “Questa linea è inutile ed è giusto che venga sabotata”.
Nel libro La parola contraria De Luca difende il diritto di esprimere la propria opinione. L’accusa di istigazione contro uno scrittore mi è sembrata assurda. Quale dovrebbe essere, dunque, il compito di un intellettuale se non quello di interpretare la realtà mediando tra le istituzioni e il popolo?
Il politically correct e il silenzio
Le parole hanno un grande potere e a volte fanno più paura degli eventi reali. Penso per esempio alla figura del “lettore sensibile”, ovvero il redattore che esamina i manoscritti per individuare stereotipi, pregiudizi o rappresentazioni che possono essere offensivi o dispregiativi nei confronti di alcuni. È come se si volesse eliminare dalla letteratura, piuttosto che dalla realtà, tutto ciò che non è politicamente corretto, questo è un tema a cui tengo in particolar modo e ne ho ampliamente scritto qui.
Tornando alla comunicazione, non dobbiamo dimenticarci che questa avviene grazie a due elementi fondamentali: un emittente e un ricevente. Il ricevente ascolta, ecco dunque, che ho voluto soffermarmi sull’importanza del silenzio attraverso un altro libro. Scopri quale.